
Il mio interesse per la chirurgia è iniziato molto presto.
Già al quarto anno di università ho chiesto al direttore del Corso di laurea di poter frequentare il reparto di “Odontoiatria Chirurgica e Speciale”.
Questo reparto, all’epoca diretto dal dottor Vittorio Zavaglia, è infatti un’eccellenza dell’ospedale Riuniti “Umberto I” di Ancona. E per me è stato amore a prima vista. La possibilità di vedere sul campo chirurghi esperti e di partecipare (come semplice osservatore) ad interventi anche molto complessi ha fatto maturare in me una convinzione: era quello che volevo fare da grande.
Una volta laureato ho formalizzato richiesta come “frequentatore volontario”. Quest’esperienza durata 4 anni mi ha arricchito moltissimo, professionalmente ed umanamente.
Infatti il termine “Speciale” di questo reparto è riferito a tutti i pazienti di difficile gestione come quelli oncologici, quelli con patologie sistemiche e soprattutto i più fragili di tutti, i pazienti disabili. Grazie a questa Scuola ho imparato ad approcciare pazienti con i bisogni più disparati e ho imparato soprattutto che TUTTI possono essere curati e che quindi TUTTI hanno diritto alle cure.
La parte che però mi ha più appassionato di quell’esperienza è associata all’altra parola del nome del reparto, “Chirurgica”.
I nuovi frequentatori del reparto, compreso me, passavano anche un anno intero a compilare le cartelle cliniche ed imparare tutta la fase diagnostica. Mentre da un punto di vista strettamente pratico all’inizio mi è stato concesso soltanto di fare da “secondo” ai chirurghi o di assistere agli interventi più complessi del primario che si svolgevano in anestesia totale in sala operatoria.
Poi è arrivato finalmente anche per me il momento in cui il primario guardandomi ha detto: “Oggi ti lavi tu”. “Lavarsi” voleva dire poter aiutare come terzo operatore, quindi partecipare finalmente in maniera attiva all’intervento.
Sono stati mesi intensi di chirurgie, condite dagli immancabili rimproveri del dottore ma anche dei ferristi (da cui c’è sempre solo da imparare) e alla fine di questo periodo è arrivata la promozione a “secondo operatore”. Il che significa un’attestazione di stima del primario che ormai si fida di te e sa che puoi aiutarlo davvero.
In questi interventi ho avuto modo di conoscere in maniera ampia l’anatomia testa collo e di capire che solo se si hanno conoscenze eccellenti si possono portare a termine interventi eccellenti.
In parallelo è continuata la gavetta in reparto. Tutti i giorni a litigarsi con i colleghi le cartelle cliniche. Perché completare in maniera corretta una cartella clinica significava potersi guadagnare anche l’esecuzione della prestazione (fosse anche solo l’estrazione di una piccola radice appesa!) e fare quindi un piccolo passo avanti nella scalata delle responsabilità.
All’inizio non è stato facile farsi notare vista la grande competitività dei colleghi, tutti molto bravi. Ma rotto il ghiaccio, nel giro di poco, sono diventato abbastanza abile con la chirurgia semplice da guadagnarmi la fiducia anche della Vice primario, la dottoressa Alessandra Nori, che mi ha permesso di passare all’estrattiva complessa, dalle bonifiche totali fino ai fatidici OTTAVI (i denti del giudizio, più propriamente detti terzi molari).
Dopo due anni ero in grado di gestire da solo tutti i tipi di inclusione dei terzi molari, dalle più semplici a quelle più profonde. La possibilità di gestire anche in anestesia totale casi veramente difficili mi ha permesso di eseguire un’accurata diagnosi e pianificazione degli interventi, di padroneggiare la tecnica chirurgica e di mettere in atto un’esecuzione rispettosa del paziente e meno invasiva possibile.
Conclusa questa parentesi formativa, ho ritenuto necessario perfezionarmi, per questo ho scelto di seguire il corso di perfezionamento in chirurgia orale dell’Università Federico II di Napoli tenuto dal professor Gilberto Sammartino. Tale corso mi ha consentito di seguire lezioni di colleghi relatori molto esperti provenienti da tutta Italia che mi hanno arricchito e fatto capire che per le stesse procedure chirurgiche possono esistere approcci diversi; che padroneggiare più tecniche permette di progettare “un vestito su misura” ovvero scegliere l’approccio più adatto alla singola situazione e al singolo paziente.
Finito il corso, ho superato il concorso di ammissione alla Scuola di Specializzazione di Chirurgia dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti che mi ha permesso di formarmi per 3 anni sotto la guida del professor Giorgio Perfetti. Durante questo periodo ho avuto modo di confrontarmi con un’altra realtà, quella universitaria, fatta di colleghi esperti, professori, ricercatori. Un ambiente stimolante in cui mi veniva spontaneo pensare: “E io cosa posso fare per apportare qualche novità o migliorare le tecniche che già conosco?”.
Durante questi anni ho potuto studiare meglio quegli aspetti della chirurgia che ora costituiscono i pilastri della “mia” Chirurgia, approfondendo materiali, tecniche e tecnologie. Tre anni durante i quali ho studiato i meccanismi di guarigione delle ferite, il ruolo della Fibrina e mi sono innamorato della tecnica del PRF (derivato piastrinico ottenuto per centrifugazione del sangue del paziente).
Ho poi seguito alcuni importanti corsi di Parodontologia e ho migliorato la gestione dei tessuti molli, oggi conclamata chiave del successo in implantologia. Sotto la sapiente guida del Professor Perfetti, ho imparato a gestire le cisti mascellari e mandibolari. Ho infine avuto modo di avviare una ricerca sui meccanismi di guarigione dei trapianti dentali, argomento che mi vede oggi docente in corsi privati e lezioni universitarie, in Italia e all’estero.
Oggi il progetto formazione mi vede impegnato in maniera attiva. Collaboro con l’Università di Foggia come tutor per i futuri colleghi. E organizzo corsi di approfondimento rivolti ai colleghi su quelli che sono i temi a me più cari: i trapianti dentali, la gestione dei terzi molari e l’implantoprotesi.
Tutto questo bagaglio di esperienza è totalmente al servizio dei pazienti che mi scelgono. Mi scelgono non per la prestazione in sé ma per avere la possibilità di essere sottoposti ad una terapia su misura, fatta di tanti piccoli dettagli che messi insieme fanno la differenza.
E intanto rimango con le antenne tese, pronto ad imparare sempre qualcosa di nuovo, perché l’aggiornamento è alla base della migliore qualità erogabile.